giovedì 31 marzo 2011

Come i tulipani gialli

La quarta indagine del comissario Rebaudengo inizia senza il commissario Rebaudengo: protagonista e voce narrante è la dottoressa Ardelia Spinola, medico legale ed ex fidanzata del commissario. La donna, che non ha digerito il tradimento del suo fidanzato con una sospettata in un caso di omicidio ("Cappon Magro per il commissario") e ha deciso che l'unico maschio degno di affetto è il suo gatto Baciccia, si trova davanti al suicidio dell'ingegnere Fugassa, un uomo la cui esistenza è stata distrutta dalla morte della moglie e dalla scomparsa della figlia in circostanze mai chiarite. Tutto filerebbe liscio se il suicidio non lasciasse un'amarezza profonda nell'animo della dottoressa e un senso di disagio che la spinge a un'indagine personale sulla storia e le motivazioni del suicida. E durante questa indagine Ardelia incontrerà un misterioso personaggio, il dottor Steiner, e con lui e con l'aiuto di un commissario desideroso di perdono, risolverà non uno, ma tre casi che sembrano non aver nessun collegamento fra loro, e riceverà delle inaspettate risposte per quel che riguarda un episodio della sua infanzia.
Il cambiamento di prospettiva rende a mio parere ancora più interessante la scrittura di Cristina Rava: Ardelia Spinola è un personaggio a tutto tondo, una donna forte, disincantata, conscia dei suoi pregi e che accetta le sue debolezze, come quella di essere comunque ancora legata all'uomo che l'ha tradita, disposta a ristabilire un legame con lui ma decisa nello stesso tempo a fargliela pagare almeno un po'.
Il romanzo, in cui lo svolgersi della vicenda si interseca con le riflessioni spesso divertenti della protagonista, si legge tutto di un fiato: l'autrice è bravissima a trasportarci fra colori e rumori dei caruggi di Albenga, e a condurci alla soluzione di un mistero molto più complesso di quanto si possa prevedere. Il tutto mentre la dottoressa si dibatte fra l'amicizia che la lega al dottor Steiner e la gelosia di Rebaudengo.
Una nota per il personaggio forse più simpatico di tutto il libro, il gatto Baciccia che la protagonista stessa definisce "il gatto castrato diventato bacchettone": chi non vorrebbe un micio così?

Come i tulipani gialli, Cristina Rava, Fratelli Frilli Editori 2009

mercoledì 23 marzo 2011

Un po' di pubblicità...

...non può mancare. Prima presentazione del mio romanzo, spero di non inciampare troppe volte con le parole...

Rapallo legge: presentazione de "La casa dei fantasmi"

giovedì 3 marzo 2011

Cappon magro per il commissario

Questo giallo di Cristina Rava, in cui ritorna il personaggio del commissario Bartolomeo Redaudengo, piemontese trapiantato nel ponente ligure, ha il grande pregio di mantenere un tono lieve e ironico anche nel raccontare le miserie della vita umana, nello specifico l'omicidio. Infatti, come ogni giallo che si rispetti, il libro si apre con un cadavere, quello di un'originale e ricca vecchietta dell'alta società di Albenga, Idelbranda Peluffo. I possibili sospetti per il commissario e la sua squadra che si occupano delle indagini, non sono poi molti: un nipote e la badante ucraina, Svitlana. Il caso, però, si impantana quasi subito, e, caduti i sospetti sui maggiori indiziati, il commissario si trova a girare a vuoto, combattendo con la ferrea dieta impostagli dalla fidanzata per combattere il colesterolo e l'attrazione fatale che prova verso la sospettata: ci vorrà un colpo di fortuna, e la presunzione dell'assassino a spingere le indagini verso la soluzione finale.
L'autrice è bravissima a disegnare i personaggi, partendo dalle loro abitudini, dalle loro manie ed espressioni preferite, come è brava a indagare la loro psicologia, a mostrare i contrasti e i dubbi che li caratterizzano, come accade per il commissario, diviso fra l'attrazione per la misteriosa ucraina e la fedeltà alla fidanzata-quasi-moglie Ardelia, anatomopatologo che segue il caso, e diviso allo stesso modo fra il suo istinto di buongustaio e le ragioni salutistiche che gli imporrebbero di limitarsi di fronte ai manicaretti.
Nonostante abbia un ruolo solo marginale nell'indagine, a tutto tondo è anche il personaggio di Ardelia, fidanzata del commissario, che, con intuito tutto femminile, percepisce le esitazioni del suo uomo e cerca di richiamarlo a sé, grazie alla preparazione di uno dei più complicati piatti della cucina ligure, il cappon magro che da il titolo al romanzo. La descrizione della storia del piatto, che si intreccia con la sua preparazione e le riflessioni di Ardelia è uno fra i pezzi più riusciti di tutto il libro, almeno a mio parere.
La principale sospettata, nonché terzo vertice del triangolo amoroso, è, come da copione, il personaggio che racchiude più misteri, che a poco a poco si sveleranno con lo scorrere della storia.
Il ritmo del libro è buono e alterna momenti di azione e dialogo a ricche descrizioni di Albenga e dei luoghi di confine fra Liguria e Piemonte.
Una personale nota di simpatia per Svetlana (questa volta con la “e”), la splendida gatta della defunta, in cui ogni amante dei felini può riconoscere qualche tratto dei suoi amici a quattro zampe.
Un romanzo che consiglio senza dubbio a tutti coloro che amano il giallo classico venato da una sottile e intelligente ironia.

Cappon magro per il commissario, Cristina Rava, Fratelli Frilli Editori 2009